Capitolo 1: Routine Stellare

Pubblicata il 11 Sep 00:14 17

La cabina del razzo brillava di luci azzurre e verdi, file di indicatori che lampeggiavano ritmicamente come un cuore artificiale. Taiki Isotomi faceva scorrere le dita sul tablet di bordo, controllando ogni parametro con la precisione di un chirurgo.

«Ossigeno… stabile. Pressione interna… nominale. Flusso energetico… verde.» Sussurrava i dati a bassa voce, quasi fosse un mantra per calmare se stesso più che per registrare i controlli.

Il casco poggiato accanto a lui rifletteva il suo volto teso. Gli occhi scuri tradivano un misto di ansia ed eccitazione. Nonostante le quattro lauree conseguite nelle università più prestigiose del mondo, nonostante aver battuto più di diecimila candidati nella selezione internazionale, quella era la sua prima vera missione. Un incarico ufficiale, e non uno qualunque: la destinazione era la Luna.

Il solo pensiero lo faceva tremare.

Un lampo di memoria gli trafisse la mente: il buio di una grotta, quando era bambino. Il crollo improvviso, la polvere che lo soffocava, la sensazione di essere schiacciato dall’ignoto.

Ore infinite al buio, con il cuore che batteva come un tamburo impazzito. Da allora, il vuoto e l’imprevedibile gli provocavano panico. Agorafobia spaziale, l’avevano chiamata i medici. Ironico: il ragazzo che sognava le stelle temeva proprio gli spazi sconfinati.

Eppure era lì. Non astronauta, ma ingegnere. Non alla guida, ma ai controlli. «Va bene così,» pensò stringendo i pugni. «Se non posso volare, farò in modo che chi vola torni a casa vivo.»

Il prototipo giapponese-europeo in cui si trovava era un gioiello della tecnologia del 2075. Sistemi autonomi, intelligenze artificiali integrate, nuove leghe in grado di resistere a temperature estreme. Persino i sedili avevano sensori biometrici che monitoravano lo stress degli occupanti.

Taiki amava quei dettagli. Erano il suo scudo contro l’ignoto: più conosceva, meno aveva paura.

«Flusso di CO₂… attivo. Smaltimento…» Scorse con il dito la schermata e rabbrividì. Un’ombra di dubbio attraversò i suoi pensieri.

Un bip secco interruppe la quiete. Sul display, una linea rossa lampeggiò: CO₂ SCRUBBER ERROR.

«Eh?!» Taiki si chinò sul pannello, le mani che correvano veloci tra i comandi. «Impossibile, era tutto stabile un minuto fa!»

Provò a riavviare il sistema, ma l’allarme non cessò. Un fischio sottile riempì la cabina, come un respiro artificiale che stava diventando irregolare.

Il battito accelerò. Taiki inspirò a fondo, ma l’aria sembrava improvvisamente pesante, appiccicosa. La percentuale di anidride carbonica stava salendo troppo in fretta. «No, no, no… calma, Taiki, calma. È solo un bug di sistema…»

Ma il suo corpo non voleva sentire ragioni. Gli tornò alla mente la grotta, il buio, l’aria che mancava. Le mani tremarono.

«Controllo manuale!» gridò a se stesso, cercando la valvola di emergenza. Girò la leva con tutte le sue forze, ma l’allarme continuò a lampeggiare.

Un ronzio basso, quasi impercettibile, riempì le orecchie. La testa gli girava. Le luci della cabina iniziarono a sdoppiarsi, i suoni a confondersi.

«Non adesso… non… al mio primo incarico…»

Il tablet gli scivolò dalle mani, sbattendo sul pavimento metallico con un suono sordo. Taiki cadde contro il sedile, gli occhi spalancati che cercavano disperatamente un punto fisso.

Poi, il buio.