Capitolo 2: Intrappolato nel Cielo
Il mondo tornò lentamente a fuoco. Prima un ronzio lontano, poi una vibrazione crescente che scuoteva ogni osso del suo corpo. Taiki aprì gli occhi di scatto.
«No… non può essere.»
 
              La cabina tremava tutta. Un rombo assordante riempiva l’aria. Dal piccolo oblò, vide la Terra farsi più piccola, avvolta in un bagliore azzurro. Il razzo stava già decollando.
Il cuore gli esplose nel petto: il decollo era iniziato senza di lui cosciente.
«Calma… calma, Taiki… respira…» ma le parole gli si strozzarono in gola. L’agorafobia gli morse lo stomaco. Il vuoto infinito lo stava già aspettando oltre quelle pareti sottili.
Un’ondata di calore gli colpì il viso. Un bip acuto lo riportò alla realtà: si trovava vicino al generatore ausiliario, una zona critica che poteva surriscaldarsi fino a temperature letali durante il lancio. Il sudore gli scivolò sulla fronte. L’aria stessa pareva bruciare.
 
              «Se resto qui… sono finito.»
Taiki si mosse a tentoni tra i cavi e i pannelli che vibravano senza pietà. Doveva trovare un modo per proteggersi. Aprì un vano tecnico e scorse materiali di emergenza: tessuti ignifughi, guanti rinforzati, nastri termici.
«Una… tuta improvvisata?» pensò, mordendosi il labbro.
Si mise al lavoro, le mani tremanti ma veloci. Strappò un rotolo di nastro termico, fissò strati di tessuto attorno al corpo, infilò i guanti, legò il casco provvisorio sopra la testa. Non era perfetta, ma era l’unica possibilità.
 
              «Ok… Taiki versione astronauta fai-da-te.» provò a scherzare con sé stesso, anche se la voce gli tremava.
Ogni passo era un brivido: il metallo sotto i piedi vibrava, caldo come una stufa. Un allarme gracchiò: “Temperatura critica in aumento.”
 
              «Sì, grazie, lo avevo notato!» sbottò, con un tono a metà tra panico e sarcasmo.
Davanti a lui, una porta sigillata. Era l’unico passaggio verso la sezione sicura del razzo. Ma la maniglia brillava di rosso, arroventata dal calore. Avvicinò la mano guantata: il calore trapelava anche attraverso gli strati.
«Se l’apro… rischio di svenire.»
Il cuore batteva come un martello. Aveva due scelte: restare e bruciare, o rischiare tutto in quel singolo gesto.
 
              Inspirò profondamente, serrò i denti e urlò: «ORA O MAI PIÙ!»
Spinse con forza. La porta bollente cedette di colpo. Un’ondata d’aria rovente gli colpì il volto. La vista gli si offuscò.
 
              Per un attimo, sentì solo il battito impazzito del suo cuore e il suono di un sibilo che riempiva il corridoio. Poi, il buio tornò a bussare.